Alghero
La città di Alghero sorge nella parte nord-occidentale dell’Isola e risulta essere un centro turistico di grande interesse per le sue spiagge e per la sua storia.
Alghero fu abitata già dal Neolitico e in epoca antica come testimonia il complesso nuragico di Palmavera e la necropoli di Anghelu Ruju. Fu interessata da varie invasioni fra cui quella Catalana che ne influenzò la lingua e la cultura. I bastioni, tutt’oggi visibili e che offrono una suggestiva passeggiata lungo la costa, sono strutture di fortificazione dell’epoca catalano-aragonese e spagnola, sebbene alcune strutture fortificate furono già erette dalla famiglia genovese dei Doria. La città di Alghero presenta un suggestivo centro storico fatto di strade acciottolate e palazzi di interesse storico con diverse chiese di epoca tardo medievale e di età moderna.
Al largo di Alghero…
La flotta francese che nel 1792 partì da Oneglia e Villafranca, nella Contea di Nizza, capitanata dal contrammiraglio Laurent Trouguet, con destinazione il golfo di Cagliari, veleggiò al largo di Alghero, non lontano dalle maestose falesie di Capo Caccia.
Le élites culturali
Nella vivace cittadina non mancavano gli intellettuali che si avvicinavano agli ideali dell’illuminismo: tra essi il giovane letterato Giovanni Andrea Massala (1773-1817) che tra le suo opere lascerà un “Giornale di Sardegna” dove sono annotati con puntualità i principali fatti del tempo e la grande famiglia dei Simon.
Anche Antonio Manno, il padre di Giuseppe, futuro uomo politico a storico, aveva mostrato durante i moti del 1793-96 simpatie per il movimento “patriottico”, nonostante esponente della piccola nobiltà cittadina e rivestisse il ruolo istituzionale di capitano del porto.
Una famiglia nella Sarda Rivoluzione: i Simon
Gli effetti di quella “rivoluzione d’idee” che sorse dal ristabilimento e dal riammodernamento dei due atenei sardi a seguito delle riforme del Bogino e che segnò fortemente una generazione di studenti sardi, hanno come emblema la famiglia Simon.
Dei benefici influssi che scaturirono da quella importante stagione Domenico, Matteo Luigi, Giovanni Francesco e Giovanni Battista, furono pienamente investiti. L’amore per la patria sarda, e per le sue varie espressioni, non fu per i fratelli Simon un bagaglio da acquisire per puro piacere contemplativo, né (come alcune manifestazioni degli spiriti del ‘700) per vaghe fantasie esotiche. Lungo tutte la loro esistenza il concetto di “sardità”, a cui gli studi compiuti dai Simon diedero sicuri lineamenti, non poté che trasfigurarsi in impegno politico. Con un programmato percorso di istruzione progettato dal padre Bartolomeo, figlio di un mercante ligure inseritosi senza traumi nel contesto algherese, i fratelli Simon conseguirono carriere sfolgoranti, senza però acquietarsi negli agi della posizione.
La ricerca delle fonti per dare una sistemazione alla storia sarda e alle sue antiche costituzioni, la volontà magnificare la lingua nazionale sarda furono da sprone per il maggiore dei fratelli, Domenico, il quale si spinse a immaginare un nuovo assetto per ridare dignità a una terra che languiva in una collocazione marginale rispetto a quella del continente europeo. Teorico riformista del gruppo che propose le cinque domande, Domenico si accorse fin da subito dell’ostilità dei Savoia per ogni progetto di riforma, nonostante i sardi avessero salvato il regno dall’invasione francese. Un discorso, quello della realizzazione di un nuovo ordine, che non lasciò insensibile Matteo Luigi, di carattere ardente, che seguì Angioy fino al suo destino francese, e a cui dobbiamo la più lucida analisi della Sarda Rivoluzione.
Ma neppure il più compassato Gian Francesco, la cui coltissima oratoria tenne in pugno gli Stamenti durante l’anno 1795. La fine di Angioy fu la fine di questi raffinati esponenti del ceto dirigente sardo ma ai quali dobbiamo senz’altro una verità della quale si fecero propugnatori e per la quale spesero intensamente la loro vita: non è possibile alcuna redenzione della Sardegna fino a quando i sardi non verranno istruiti alle verità patrie.
L'attacco fantasma
Resta calato nel mistero un attacco sortito alla cittadina catalana.
Questo evento, raccontato tra gli altri anche da Giuseppe Manno, avrebbe visto protagonista un corpo di spedizione organizzato da Giovanni Maria Angioy durante il suo breve soggiorno a Sassari (primavera del 1796) e le truppe dei sodali dell’Alternos si sarebbero acquartierate nella spiaggia di Cuguttu (non lontano dall’attuale sito detto “Maria Pia”) nel giorno di venerdì santo. Tuttavia la mancanza di fonti documentarie non permette di dare conferma della cronaca
Torri e prigionieri
Furono numerosi i prigionieri che vennero reclusi nelle torri cittadine: il più celebre fu senza dubbio Vincenzo Sulis. Nato nel 1758 a Cagliari, dopo aver condotto un’esistenza scapestrata ed esser diventato notaio, si distinse nel movimento antifrancese contro il tentativo d’invasione del 1792-1793, diventando in seguito autentico comandante delle truppe di Stampace durante i moti antipiemontesi. In seguito ad accuse infondate di aver ordito una congiura antimonarchica gli venne posta una taglia da 500 scudi. Arrestato e processato gli venne comminata la pena di carcere a vita. Fu rinchiuso prima nella torre dell’Aquila a Cagliari e, in seguito nella Torre dello Sperone ad Alghero (nota infatti come Torre di Sulis) dove rimase dal 5 maggio 1800 al 24 luglio 1820, anno nel quale ebbe la grazia, concessa in occasione dell’«augusto genetliaco» del Re di Sardegna.
Si ricorda ancora Salvador Roig, vicario generale e amministratore della Diocesi di Sassari: grande amico di Giommaria Angioy pagò con 16 mesi di esilio algherese la sua solidarietà verso gli artefici della «Sarda Rivoluzione». Ebbe modo di distinguersi in atti di munificenza durante il periodo della ribellione: offrì 20 rasieri di grano e 30 capi di bestiame in occasione dell’attacco francese del 1793, si oppose ai moti secessionisti dei feudatari sassaresi e si impegnò attivamente per cercare di eliminare le vessazioni feudali nei confronti dei vassalli.
Bibliografia
– Bilardi, Un’inedita figura di patrizio algherese: il magistrato Giovanni Lavagna, in “Revista de l’Alguer”, Vol. 4 Num. 4 (1993), pp. 55-75
– Del Piano, Giacobini moderati e reazionari in Sardegna: saggio di un dizionario biografico 1793-1812. Mille biografie di protagonisti comprimari e testimoni del periodo rivoluzionario sardo, Cagliari, ed. Castello, 1996, ad vocem Roig
– A. Mattone, Manno Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol.69 (2007), ad vocem
– L. SIMON De la Sardigne ancienne et moderne ou Aperçu d’un voyage statistique et politique dans l’ile de Sardigne, 1813-15
– V. Sulis, Autobiografia (edizione critica a cura di Giuseppe Marci; introduzione e note storiche di Leopoldo Ortu), Cagliari, CUEC, 2004
Bibliografia web
https://www.alguer.it/info/algheroneltempo/dallaconquistasabaudaalnovecento.html
Credits
M.L. Melas, A. Nasone, S. A. Tedde