Santa Teresa Gallura
Cenni storici
Il territorio di Santa Teresa di Gallura sorge su un pianoro roccioso che domina la strettoia di Longone. È oggi un importante porto turistico per la comunicazione con la Corsica. La cittadina è il centro più settentrionale della Sardegna. La costa è caratterizzata oltre che da spiagge bianche, la cui più famosa è la spiaggia di Rena Bianca, anche da imponenti rocce granitiche che caratterizzano l’intero territorio della Gallura.
Popolato durante l’età del Bronzo, il territorio presenta un importante sito nuragico chiamato “Lu Brandali” e una torre di avvistamento di epoca spagnola. Santa Teresa di Gallura sorse nell’ ‘800 per volere del Re Vittorio Emanuele I, prendendone il nome della moglie, Maria Teresa d’Austria-Este.
Il centro urbano presenta varie chiese di recente edificazione fra cui la parrocchiale di San Vittorio Martire costruita intorno al 1838 al cui interno sono presenti elementi artistici di pregio donati da Maria Teresa D’Austria, sebbene ampiamente rimaneggiata in interventi di restauro non troppo lontani nel tempo.
Il comune di Santa Teresa a tutt’oggi si caratterizza per la bellezza delle sue coste e risulta essere un centro prettamente turistico in cui durante il periodo estivo raddoppia le presenze con l’arrivo dei vacanzieri.
Il fuoriuscitismo politico sardo e la follia di Sanna Corda e Cilocco
Il tentativo estremo di rinnovare la lotta angioyana in suolo sardo che si consumò a Santa Teresa e dintorni dal 13 al 21 giugno 1802, mancò l’appuntamento con una Storia che ormai approdava a lidi diversi da quelli di qualche anno prima, quando l’intervento francese era più di una vaga possibilità. Nei primi mesi del 1798 i fuoriusciti politici sardi in Corsica premettero sul diplomatico Ginguené affinché la soluzione alla “questione sarda” fosse posta all’attenzione del Direttorio.
Le speranze sembravano ben risposte, in quanto la stessa corte sabauda accettava la cessione dell’isola in cambio di alcune terre padane.
La nomina del fanatico giacobino Coffin a segretario per gli affari di Sardegna rinfocolò le speranze e i fuoriusciti sardi si apprestarono a formare un contingente a Bonifacio in vista della grande occasione. Probabilmente le condizioni troppo favorevoli rimandarono l’impresa da parte di una Francia interessata più alla conquista di terre della penisola. La questione si ripropose a metà 1799, quando Angioy leader riconosciuto dei fuoriusciti sardi a Parigi presentò il suo splendido Memoriale al Direttorio. Ma anche questo tentativo venne frustrato dai problemi interni alla Corsica e quello che doveva essere un corpo di spedizione venne impiegato nella repressione della rivolta di Fiumorbo.
Il tentativo del Sanna Corda e del Cilocco, fortemente disapprovata da un Angioy ormai disilluso sulle sorti dell’isola, era obiettivamente destinato al fallimento, a causa delle mutate condizioni internazionali. I pastori galluresi che li appoggiarono, seppur animati da coraggio, non avevano le qualità per essere soldati politici: la capacità militare e il fervore ideologico. Furono facilmente dispersi e qualcuno si macchiò di tradimento. Come considerare questa follia di Cilocco e Sanna Corda, dunque? Probabilmente come un episodio che raggruma tutte le qualità positive e negative dei sardi spinti da una incontenibile, disperata e allucinata sete di redenzione per la propria terra.
Le capitaine Magnon: il “fondatore”della città
Savoiardo di nascita, l’ufficiale sabaudo Pietro Francesco Maria Magnon (1765-1813) arrivò in Sardegna nel 1799 in seguito al suo rifiuto di servire in armi la Nazione francese. Con la carica di Luogotenente dei Cacciatori esteri e Comandante della torre di Longonsardo, rappresenta un soggetto di estremo interesse per lo studio della storia sarda tra Settecento e Ottocento. La paura dei giacobini e la necessità di ripristinare velocemente il controllo sociale e politico in questo lembo di terra proiettato a settentrione diedero l’impulso a progettare e costruire un centro di nuova popolazione con la speranza che anche chi viveva ai limiti della “società civile” (banditi, contrabbandieri, pastori) potesse vivere nel novero della “nuova popolazione” e vederli trasformati “in fedeli sudditi”.
Fu proprio il Magnon a occuparsi dell’acquisizione delle aree, della distribuzione dei frazionamenti, delle attività di pianificazione e del controllo dei lavori per la creazione ex-novo del centro di Lungoni. Il Magnon testimonia il suo operato con un fittissimo carteggio tra i governanti dell’Isola e lo stesso Viceré. Di assoluta fede monarchica, il militare Magnon diede prova nell’inseguimento e successivo arresto del Cilocco, in seguito al tentativo operato da questi con Francesco Sanna Corda nel giugno del 1802. Ricorda lo storico Carlo Pillai che in quella circostanza «ebbe il comando del contingente del corpo dei Cacciatori esteri e sicuramente svolse un ruolo di primo piano, tanto che poi rilasciò anche attestati a persone che avevano preso parte alla spedizione» come a certo Pietro Cabras Misorro, conferito nel settembre 1802. Il Magnon morì in un agguato nel 1814: la sua vicenda umana rimase imbrigliata nel sottobosco di vendette, acredine e ostilità della società agropastorale di quel remoto lembo di Sardegna.
Bibliografia
– Antona, il complesso nuragico di Lu Brandali e i monumenti archeologici di Santa Teresa Gallura, Sassari, Delfino editore, 2005.
– Mori, Sardegna, Torino, Unione tipografico-editrice Torinese, 1966, p. 488
– Pillai, Il “fondatore”: Pier Francesco Maria Magnon in M. Brigaglia, L. Carta (a cura di), La rivoluzione sulle Bocche. Francesco Cilocco e Francesco Sanna Corda “giacobini” in Gallura (1802), Cagliari, Edizioni della Torre, 2003, pp. 209-223
Testi
L. Melas, A. Nasone, S. A. Tedde