Porto Torres

Porto Torres

L’ultimo lido sardo toccato dall’Angioy

Turris Libisonis

La città di Porto Torres sorge sulla foce del rio Mannu, al centro del Golfo dell’Asinara, sull’antica città romana di Turris Libisonis. Colonia romana fin dal I secolo a.C., fu l’unico dei possedimenti, fra Repubblica e Impero, a essere abitato da cittadini romani: si fregiava dell’appellativo Iulia, legata alle figure di Cesare o di Ottaviano. Sotto il lungo dominio romano la città fu interessata da vari rinnovamenti urbanistici: costruzione di un sistema viario, tre impianti termali, acquedotto e implementazione del porto che intratteneva rapporti commerciali con Ostia. La zona archeologica adiacente all’Antiquarium ospita un’area di particolare interesse, detta Palazzo di Re Barbaro, un edificio termale di carattere pubblico. La denominazione è collegata impropriamente alla tarda Passione dei martiri turritani che ricorda un governatore della Sardegna di nome Barbaro che è colui che avrebbe deciso la decapitazione del soldato Gavino, del presbitero Proto e del diacono Gianuario.

Palazzo del Re Barbaro - Porto Torres
Palazzo del Re Barbaro - Porto Torres

Quando Angioy s’imbarcò il 16 giugno 1796 insieme ai suoi più fidati collaboratori per sfuggire alla cattura e alla prossima terribile repressione, Porto Torres non era altro che un piccolo villaggio di poche centinaia di abitanti, pallido ricordo di un passato glorioso. Proprio l’Angioy, durante il governo di Sassari in qualità di alternos, si adoperò per una riabilitazione funzionale del porto ormai in disuso, seguendo quelle linee che già Carlo Emanuele III qualche decennio prima aveva indicato. Proprio questa consapevolezza sull’importanza strategica di Porto Torres fu raccolta dalla compagine realista, in virtù delle voci ricorrenti che i partigiani di Angioy rinfocolavano circa un imminente sbarco dell’alternos accompagnato da schiere armate. All’epoca della Sarda Rivoluzione, Porto Torres si presentava con un tessuto urbano scomposto in due nuclei: quello che sorgeva attorno alla basilica di S. Gavino, abitato dai bainzini, contadini e pastori sardi, e la zona del porto, abitata dai navicularii, genovesi, napoletani e corsi dediti alle attività marittime. Proprio uno di questi ultimi, Salvatore Tramma, avrà un ruolo nelle vicende angioyane.

Tra Sette e Ottocento immaginiamo il porto di Torres pullulare di barche a remi e a vela, come le feluche, imbarcazioni di piccole dimensioni che di solito potevano trasportare una decina di passeggeri oltre ad un paio di persone di equipaggio. Le feluche potevano avere una o due vele latine con albero inclinato verso la prua: per le loro caratteristiche erano adatte alla navigazione sotto costa.

fatto storico

Da Porto Torres all’Europa

Imbarcato alla volta di Genova il 17 giugno 1796, Angioy prese in seguito stanza a Livorno.

Cercò in tutti i modi di abboccarsi con Napoleone per chiedere il suo appoggio alla causa della Sardegna: riuscí a incontrare il grande corso a Castiglione delle Stiviere (Mn) che egli cingeva d’assedio, alla fine del luglio 1796.

A Milano ebbe consulti con rappresentanti del governo francese, ma queste conoscenze riuscirono solo a salvargli la pelle vanificando le insistenze del governo sabaudo che voleva arrestarlo. Non vedendo esiti favorevoli alla causa sarda, da buon politico l’Angioy decise di optare per la via diplomatica, portando a Torino la “giustificazione” del suo operato.

luogo

La Basilica dei martiri turritani

La chiesa romanica di San Gavino sorge nell’area denominata Monte Agellu che faceva parte della necropoli meridionale della colonia romana di Turris Libisonis. La chiesa fu edificata nell’XI secolo per volontà del giudice Comita di Torres che, secondo la tradizione, guarito da lebbra, realizza ciò che Gavino gli aveva chiesto in sogno: costruire una nuova basilica e portare le reliquie dei martiri nella nuova chiesa, destinata a onorare i santi e ad accogliere la nuova sede del vescovo. Porto Torres fu sede episcopale dal 484 fino al 1441, anno in cui il vescovo turritano si trasferì a Sassari. La chiesa romanica sorge tra due cortili, denominati rispettivamente Atrio Comita e Atrio Metropoli e sopra due chiese più antiche risalenti al V-VI secolo.

La Basilica di San Gavino è il monumento romanico più grande della Sardegna (m. 58 x 19) e l’unico esemplare progettato a due absidi affrontate. L’edificio costruito in calcare, internamente presenta tre navate scandite da arcate su colonne con bellissimi capitelli marmorei di reimpiego, scolpiti in epoca romana. Il santuario è anche un importante meta devozionale, per via del culto millenario tributato ai martiri locali Gavino, Proto e Gianuario.

Agli inizi del XVII secolo vi furono ricercate e scoperte le reliquie dei tre santi, collocate poi nella cripta appositamente scavata per accoglierle.

personaggio storico

Salvatore Tramma

Sicuramente una delle figure più ambigue della partenza angioyana.

Di origine napoletana la sua vicenda è delineata negli atti del voluminoso processo contro l’ondata rivoluzionaria. Dagli atti risulta che il Tramma arriva al porto di Torres il 26 giugno 1796 e subito interrogato, davanti al Comandante della piazza Carlo Cugia. Incalzato, afferma che dieci giorni prima, essendo arrivato con la sua feluca, si vide assalito da una moltitudine di persone armate che lo obbligarono ad impadronirsi di un’altra imbarcazione ormeggiata nei pressi. Vi salirono circa 18 francesi e 11 sardi. Fra essi l’avvocato Gioachino Mundula e don Giommaria Angioy: questi due in particolare raggiungeranno la Penisola grazie ad un’imbarcazione “caprarese” che li caricò dopo il passaggio del Tramma, che farà inversione di rotta con la sua feluca “napolitana”, raggiungendo l’Asinara e tornando a Porto Torres. Si lamenterà del poco guadagno, avendo ricevuto dalla compagnia di fuggiaschi solo “una buona mano di scudi 15”.

Secondo altre versioni il Tramma si sarebbe messo segretamente d’accordo con l’Angioy e i suoi sodali, pattuendo un congruo prezzo per trasportarli verso la costa tirrenica.

luogo

San Gavino a mare di Balai

La chiesa di San Gavino a mare è situata sul lungomare che conduce da Porto Torres a Platamona.
Costruita sopra una rupe calcarea a picco sul mare, è prossima a un ipogeo risalente all’epoca romana e utilizzato anche in epoca cristiana. Presumibilmente fu la prima sepoltura dei martiri Gavino, Proto e Gianuario. Le spoglie dei tre martiri rimasero nelle grotte di Balai fino all’XI secolo.

L’edificio (risalente all’XIX secolo) è costruito in pietra calcarea locale e presenta originalità architettoniche nella volta a botte e negli archi. L’attuale struttura sorge sicuramente su un edificio preesistente, le varie ristrutturazioni rendono difficile una corretta lettura delle fasi costruttive della chiesa. Dietro l’altare, una piccola porta unisce la chiesa a un altro edificio la cui funzione rimane un mistero, probabilmente si trattava di una cisterna romana che nel Medioevo venne utilizzata come edificio di culto.

Dal 3 maggio al giorno di Pentecoste, periodo nel quale le statue lignee dei martiri vengono custodite al suo interno, la chiesa è meta di un partecipato pellegrinaggio: una folla di fedeli affluisce al suggestivo tempio dalle varie parti della città e dai centri vicini.

Fonti
– R. Caprara, A. Mastino, V. Mossa, A. Pinna – Porto Torres e il suo volto, Sassari, 1992
– B. Sanna, P. G. Spanu – Porto Torres chiesa di San Gavino a mare di Balai, s.l., s.d.
– V. Del Piano – Giacobini moderati e reazionari in Sardegna. Saggio di un dizionario biografico 1793-1812; mille biografie di protagonisti comprimari e testimoni del periodo rivoluzionario sardo, Cagliari, 1996

Credits
A. Nasone, G. Ruggiu, S. A. Tedde.

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