Santu Lussurgiu

Santu Lussurgiu

Don Michele Obino e i rivoluzionari lussurgesi

Santu Lussurgiu fu, tra le ville coinvolte nei moti del triennio rivoluzionario sardo, una delle più irriducibilmente votate alla causa angioyana. Una lettera del Sanna Corda, del febbraio 1796, descrive il passaggio dell’Angioy diretto verso Sassari, nel borgo che segnava allora l’ingresso nel Capo di Sopra: «Il giorno 17 si marciò verso Santu Lussurgiu accompagnati da quella ben numerosa cavalleria, nel tramonto del sole si pervenne ad esso villaggio fra gli applausi di numerosa e ben pulita gente, che con indicibile entusiasmo ne attendeva il sospirato arrivo». L’anima di questo fedele sentimento fu don Michele Obino, professore di Diritto Canonico e Decretali all’Università di Sassari, ideologo del movimento angioyano e probabile autore del testo più importante della rivoluzione: “L’Achille della Sarda Liberazione”.

Sospeso dall’insegnamento e perseguitato dopo la fuga di Angioy, don Michele assistette all’assedio del proprio villaggio che avvenne qualche settimana dopo il giorno fatidico del 5 ottobre del 1800, quando i suoi compaesani si rivoltarono al feudatario. L’Obino scampò alla repressione rifugiandosi prima in Corsica e poi in Francia. Rientrò in Sardegna per un breve periodo nel 1836 per poi fare ritorno a Parigi dove morì il 5 dicembre 1838.

Il paese nella marcia di Angioy

Nel suo viaggio verso Sassari, dove si recava per prendere l’incarico di Alternos, Giommaria Angioy ebbe modo di fermarsi a Santu Lussurgiu: era il 17 febbraio 1796; accolto con entusiasmo dalla popolazione tentò di sanare i numerosi contrasti esistenti nella comunità. Angioy si fermò nuovamente nel paese il 7 giugno, dopo lo scontro di Macomer, mentre si dirigeva verso Oristano. Lo seguiva un corteo di circa 300 armati della cavalleria miliziana del villaggio.

Dopo aver saputo della sua destituzione Angioy lascia la cittadina arborense: alcuni uomini di Santu Lussurgiu, fedeli all’Alternos, sono catturati ed imprigionati dagli oristanesi all’altezza del ponte di Tramatza. Tornato a Santu Lussurgiu Angioy decide di lasciare la Sardegna e partire con pochi seguaci verso la Francia.

personaggi storici

La famiglia Obino

“Intellighenzia lussurgese”

Forse in nessun altro paese della Sardegna, escluso Bono, l’Angioy ebbe tanti amici come a Santu Lussurgiu, che lo sostennero nella sua azione antifeudale. La permanenza a Sassari dell’Alternos aveva favorito il rapporto di solidarietà tra quest’ultimo e i nobili fratelli Michele, Raffaele e Agostino Obino. È a Michele, sacerdote e professore di diritto all’Università di Sassari, che si deve attribuire la stesura dei libelli “L’Achille della Sarda Liberazione”, “Il sardo patrizio” ed “I sentimenti del vero patriota” scritti che animarono con veemenza la ribellione, e che vennero fatti bruciare dalle autorità «ai piedi della forca per mano del boia a perpetua infamia dell’estensore». Raffaele Obino sposò Maria Ignazia Angioy, figlia del nobile don Agostino Angioy di Paulilatino, parente dell’Alternos, che venne convocato a Cagliari per partecipare alle riunioni dello Stamento militare del 1793. Agostino, che frequentava Parigi dal 1815, sposò Jannette Terse, appartenente ad una famiglia di ricchi banchieri: nella sua abitazione lussurgese si fermava spesso Aberto Ferrero de La Marmora, che amava ricordare i “bei tempi” trascorsi nella ville Lumiere.

Via che ricorda l'assalto dei dragoni viceregi intitolata a MIchele Obino - Santu Lussurgiu
fatto storico

La repressione

Dopo le sommosse di fine Settecento iniziarono i processi contro coloro che avevano sostenuto o avvallato Angioy nella lotta antifeudale: fioccarono severe pene, lunghe detenzioni e ferali condanne a morte. Il 5 ottobre 1800 il paese si sollevava in armi: la ribellione era capeggiata dai maggiorenti del paese appartenenti alle famiglie della piccola nobiltà locale e dei printzipales Obino e Massidda, ma anche dal parroco Cherchi e dai suoi coadiutori.

Come avvenne a Bono e a Thiesi il governatore conte di Moriana preferì la repressione armata alla trattativa diplomatica e il 13 ottobre, al comando del cavalier Grondona, venne occupato il paese e ristabilito manu militari l’ordine.

luogo

Chiesa di Santa Maria degli Angeli

La chiesa ed il convento annesso rappresentano uno dei primi insediamenti dei frati minori Osservanti fondati nell’Isola. All’interno dell’edificio sono infatti poste due epigrafi che indicano il 1473 come data di fondazione. Secondo alcune fonti alla fondazione del convento presenziò il celebre frate predicatore Bernardino da Feltre che giunse in terra sarda attorno al 1470; l’edificio attuale, frutto di adattamenti e modifiche settecentesche, conserva pregevoli opere d’arte.

La comunità religiosa fu particolarmente attiva anche nel periodo antifeudale: dal sagrato della chiesa l’Angioy tenne un suo discorso «davanti al popolo e alle autorità convenute», come ricordava lo storico Felice Cherchi Paba.

personaggi storici

Frati rivoluzionari

Fonti e cronache hanno riportato la presenza di due religiosi, padre Carlo Maria Natali, piemontese, e Pier Michele Porcu, lussurgese, impegnati attivamente nelle vicende antifeudali del 1796 e del 1800. Nella cella del Natali (che fu predicatore quaresimale) Michele Obinu, uno dei capi della sommossa del 1800 fece riscrivere le lettere di Paolo Meloni, delegato di Giustizia, destinate al Governo di Sassari: fu lo stesso religioso a suggellarle ed anche per questo motivo venne inserito nell’elenco dei “consiglieri e fautori” della sommossa ed allontanato dal convento.

Anche il lussurgese frate Michele Porcu venne indicato come persona vicina al pensiero rivoluzionario perché con «i suoi colloqui con i villici impedisce il ristabilimento della pace». Un altro frate, Francesco Antonio Pes, interviene a favore degli Obino e dei Massidda per appianare le loro difficoltà con il potere politico. La partecipazione di religiosi ai moti antifeudali non deve stupire: oltre 10 esponenti del clero lussurgese sono annoverati tra coloro che parteciparono alle insurrezioni contro il potere feudale.

luogo

Parrocchiale di San Pietro Apostolo

La chiesa si trova nel cuore del centro storico del paese. Non si conoscono con precisone gli anni di costruzione, sebbene un’epigrafe custodita nel tempio indica che nel 1593 venne consacrato vescovo di Bosa Antonio Atzori, alla presenza dei vescovi di Usellus ed Alghero. Nella prima metà del XIX secolo la struttura venne ampliata e notevolmente rimaneggiata nel suo primitivo disegno; la consacrazione del “nuovo” tempio avvenne nel 1914.
Di particolare pregio l’austera statua seicentesca del santo ed il pregevole altare marmoreo, realizzato da maestranze vicine al celebre scalpellino G. B. Spazzi, operante in Sardegna nel XVIII secolo.

luogo

Architetture pregevoli

Percorrendo le tortuose e caratteristiche vie della villa di Santu Lussurgiu si rimane colpiti dalla bellezza e dalla stratificazione dei differenti moduli abitativi. Dalle piccole ed umili case monocellulari dove coghina e foghile (cucina e focolare) si fondono in un unico ambiente, alle abitazioni più maestose come le “case torri”, che si diffondono soprattutto nell’Ottocento, sviluppate in altezza e dagli ambienti assai articolati.

Altra tipologia è il tipico palattu (palazzo) specchio fedele delle nascenti classi borghesi. Di particolare valenza appaiono i numerosi architravi finemente decorati, elaborati a partire del XVI secolo ad opera di picapedrers (scalpellini) locali di gusto tardo-gotico aragonese, che trovano nelle architetture religiose i modelli decorativi da esportare per le case lussurgesi.

luogo

San Leonardo di Siete Fuentes

La chiesa di San Leonardo di Sette Fontane sorge in una valle ricca di boschi, alle pendici della catena del Montiferru, in territorio di Santu Lussugiu (OR).
Situata a 700 m di altitudine, in una zona ricca di sorgenti di acque minerali e salutari, l’attuale struttura è il risultato di varie fasi costruttive di età medievale e restauri che nei secoli successivi hanno modificato l’originario impianto. Costruita in un’unica navata orientata ad est, si presenta con una struttura in stile romanico pisano di pianta rettangolare e abside a base quadrata, realizzata con murature in blocchi di pietra trachitica e basaltica. Il primo impianto di tipo romanico è da attribuirsi all’opera dei monaci benedettini, i quali nella prima metà del XII sec. edificarono una cappella, che faceva parte di una grangia a carattere agricolo-forestale dipendente dall’abazia cistercense di N.S. di Corte, in agro di Sindia.

“VII Funtanas” così nominata in alcune schede datate al XII secolo del Condaghe di San Nicola di Trullas, dovette essere attrezzata anche per fungere da piccolo ospedale pronto-soccorso per il ricovero di viandanti, pellegrini e infermi. Nella seconda metà del secolo XIII, Il dissolversi del giudicato di Torres con il conseguente inglobamento nel giudicato di Arborea della zona del Montiferru, determinarono la decisione dei sovrani arborensi di affidare la grangia di Sette Fontane ai Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, e di fondare per zelo devozionale la curia di San Leonardo, allo scopo di creare un importante polo di assistenza sanitaria. Annessi alla chiesa erano gli edifici facenti parte dell’antico hospitium ed ospedale (dei quali rimane un moncone d’arco, presso lo spigolo destro della facciata della chiesa), trasformati successivamente in muristenes.

Dopo la caduta dell’Ordine di Malta, Sette Fontane fu affidata al cavaliere don Diego Cugia e infine nel 1822 all’Intendenza Generale.

Fu oggetto di visita da parte dell’Angioy diretto a Sassari nel febbraio 1796, il quale stese un promemoria sullo stato della chiesa: «scorgendo tanto necessaria la riparazione della medesima».

All’interno della chiesa fino alla metà del 1800 erano visibili, sotto il presbiterio, due tombe con sepolture di personaggi di rilievo. Uno di essi potrebbe essere identificato con Guelfo della Gherardesca, figlio del conte Ugolino di dantesca memoria. Trovano posto all’interno, un altare ligneo barocco con una grande statua seicentesca di San Leonardo abate, un’acquasantiera trecentesca e gli stendardi delle Lingue dell’Ordine di Malta. La festa di San Leonardo si celebra ogni anno il 4 Giugno e il 6 Novembre, con la novena e la processione a cura della Confraternita di San Leonardo e del parroco di Santu Lussurgiu.

Bibliografia
L. Carta, Il Settecento e gli anni di Angioy, Sassari, 2011
S. Castello, San Leonardo di Siete Fuentes (pannelli informativi).
F. Cherchi Paba, Don Michele Obino e i moti feudali lussurgesi (1796-1803), Cagliari, 1969
G. Mele (a cura di), Santu Lussurgiu. Dalle origini alla “Grande Guerra”,
2 vol., Nuoro, 2005
J. Pintus, La formazione di un’élite. Ascesa sociale dei donnos di Santu Lussurgiu in epoca sabauda, in “Quaderni Bolotanesi”, n. 32 (2006)
M. Rassu, La chiesa di San Leonardo di Siete Fuentes, Ghilarza, 2011

Credits
A. Nasone, G. Ruggiu, S. A. Tedde.

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